Lucia Guglielminetti

In questo tempo di scombussolamenti, le interviste oniriche arrivano puntuali e precise.

Nel presentarvi l’ospite di oggi, ricordo di fare anche una cosa importante: ringraziare per questi pezzetti di intimità che le persone che intervisto mi e ci regalano. Sono scorci di vita, pezzetti di inconscio preziosi.

Ed è prezioso, ovviamente, anche il pezzo che la mia ospite ha condiviso. Qualcosa di tenero e struggente da un’autrice che nelle sue storie lascia spazio a tinte forti, cupe e horror.

Con lei ho parlato di passato, di pulsanti da schiacciare, dell’importanza delle parole e di altre cosette.

A voi… Lucia Guglielminetti!!!

È un sogno di pochi giorni fa… Andavo a fare una gita con la mia famiglia e a un certo punto, quando mi voltavo, al posto del mio ragazzo adolescente e musone c’era di nuovo il bambino piccolo, sempre sorridente, che amavo coccolare. Lo prendevo in braccio con una gioia immensa e poi trovavo un pulsante che, se premuto, mi permetteva di restare con lui in quel tempo. Lo facevo. Ed ero felice. Mi sono svegliata con una malinconia terribile, ho persino pianto.

Che rapporto hai con il passato?

Nonostante quello che si potrebbe pensare dal sogno, non sono una che vive di rimpianti. Certo, potessi tornare indietro cambierei alcune cose, ma penso che valga per tutti. Cerco di seguire la massima Ragnar Lothbrok di Vikings: il sentiero importante è quello davanti a te, non quello alle tue spalle.

A volte le cose, nel bene e nel male, sono diverse da ciò che appaiono. Cosa ne pensi? I tuoi sistemi di valutazione sono efficaci?

Ho un forte istinto per le persone e la prima impressione raramente mi tradisce, per cui ho imparato a fidarmene nonostante le apparenze possano sembrare positive. Per quanto riguarda le situazioni, invece, ammetto di lasciarmi prendere dall’apprensione e dall’ansia anche per cose che alla fine si rivelano più semplici di quello che prevedevo. È stupido e dannoso, perché mi rovino le giornate prevedendo intoppi e difficoltà che poi non si verificano.

Ci fosse un pulsante per tornare a un periodo preciso della tua vita, lo schiacceresti? Quale sarebbe questo periodo?

Tornerei indietro a quando i bambini erano piccoli, specie i primi due, per godermeli di più, con più rilassatezza, ma non per sempre. Giusto il tempo di rimediare a qualche sbaglio. E poi vorrei un giorno per rivedere mia nonna e dirle che mi manca e la penso spesso.

Le nostre radici sono una risorsa o un condizionamento di cui ci dobbiamo liberare?

Ho un paio di persone appartenenti alle mie radici che mi hanno insegnato tanto e che considero, dunque, risorse. Però per lo più ho avuto dei condizionamenti che hanno influito molto e in maniera negativa, quindi ho lottato per liberarmene. Forse lo sto ancora facendo.

Come affronti la tua vita? È una lotta o assecondi il flusso?

Purtroppo spesso c’è da lottare. Certi flussi non si possono assecondare.

Tu sei una scrittrice. Quanto contano le parole per te, al di là della scrittura?

Le persone hanno perso la capacità di ascoltare, troppo prese da se stesse e dalle proprie granitiche convinzioni. Oppure si ascolta solo quello che si vuole sentire, perché fa comodo così. Altrimenti non si spiegherebbe il seguito di certa gente che è solo fumo – parole, appunto – a discapito di ciò che è davvero giusto e importante.

Tendi alla leggerezza o alla gravità?

Purtroppo tendo al pessimismo, quindi a volte mi faccio prendere dall’ansia e divento un grumo di dramma. O lo diventerei se non avessi vicino un uomo fantastico che mi dice le parole magiche: “non ti preoccupare di niente”. E mi aiuta a rimettere le cose nella giusta prospettiva.

Grazie Lucia.

Noi ci vediamo il mese prossimo con una nuova intervista.

Abbiate cura di voi.

Daisy

Questi sono i romanzi di Lucia Guglielminetti editi da DZ Edizioni.