Editando, la rubrica in cui gli autori DZ ci raccontano la loro esperienza di editing. Oggi è con noi Davide Ceraso!
Editando presenta Davide Ceraso
Editanto, gli autori DZ e l’editing
Ciao Davide, andiamo dritti al punto: l’editing è croce o delizia?
Lo scrivo subito: l’editing del mio romanzo “La direzione della coccinella” è stato una delizia. Con Stefano Mancini, l’editor di “Tracce d’Inchiostro” che mi ha seguito durante tutto il percorso, c’è stata sintonia fin dal primo momento.
Devo ammettere però che ho aspettato la sua lista di revisioni con un po’ di timore in quanto stavo vivendo la mia prima vera esperienza con un editor professionista e quindi non sapevo bene cosa aspettarmi. Invece quando ci siamo sentiti per analizzare il testo con le sue proposte di modifica o di chiarimenti abbiamo trovato un’affinità che ci ha permesso subito di migliorare gli aspetti meno chiari del testo.
Alla fine sono stato molto contento ed è stato poi un piacere incontrarlo al Salone del Libro di Torino e bere uno spritz insieme.
La tua scrittura è migliorata dopo questa esperienza o hai pensato di cambiare mestiere?
Credo che l’esperienza dell’editing non abbia mutato nel profondo il mio modo di scrivere ma più che altro è migliorato il mio approccio alla storia, il modo di concepire la trama e le interazioni tra i veri personaggi. Poi certamente i suggerimenti di Stefano Mancini mi hanno aiutato a bilanciare meglio la lunghezza dei dialoghi e il loro scopo all’interno della trama.
Senza timore di incorrere nelle ire di tutti gli editor all’ascolto, quali sono le caratteristiche di un buon editor?
L’editing, a mio giudizio, deve essere un’operazione poco invasiva, non una vivisezione del testo ma un’attività utile per snellire la prosa e ripulirla da eventuali parti inutili o poco importanti che tendono ad appesantire la storia e allontanare il lettore dai fatti principali. Un bravo editor deve quindi saper far emergere gli aspetti essenziali di un racconto non stravolgendo la trama né modificando lo stile e il modo di scrivere dell’autore.
Ultimo ma non meno importante, deve essere un mediatore paziente perché, si sa, ogni scrittore ama ciò che scrive fino alla follia, come un figlio. E guai a toccarlo…
Grazie Davide!
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