Buongiorno,
dopo una lunga pausa, eccoci in ripresa con una nuova intervista onirica.
Con l’ospite di oggi ho parlato di esoterismo e tecnologia, di robottoni anni ’80, di quel che gettiamo nell’immondizia, di paura (e se non ne parliamo con lui!) e di intimità.
Signore e signori, Roberto Ciardiello!
Roberto, raccontaci il tuo sogno.
Molti anni fa, avevo intorno ai 6 anni, facevo un sogno ricorrente. Credo di aver sognato la stessa scena 5-6 volte, non cambiava mai. Davanti a me c’erano un diavolo enorme e un robottone stile Mazinga (erano pur sempre gli anni ’80). Entrambi erano altissimi, più alti dei palazzi. Ogni volta, il sogno iniziava con il diavolo che diceva al robot “combattiamo, se vinci tu salvi Roberto, se vinco io lo getto nel bidone dell’immondizia”. I due iniziavano la lotta, i palazzi cadevano e bla bla. Vinceva sempre il diavolo, e puntualmente io finivo nel bidone dell’immondizia sotto il lavello della cucina.
Che rapporto hai con esoterismo e tecnologia?
Non ho mai amato troppo la tecnologia, anche se non posso non attribuirle alcuni vantaggi. Odio i gruppi WhatsApp e i troppi messaggi, sono sempre stato del parere che una telefonata possa risolvere il tutto nella metà del tempo che si impiega a scrivere un messaggio e a cercare l’emoticon giusta. Ai social dedico il tempo che meritano, se non ho nulla di importante da dire. Sono per le strette di mano e per il “vieni qui che ti offro un caffè” ( ok, il periodo non è quello più adatto, purtroppo). Sono per il rapporto fisico, perché se ti offro quel caffè di cui sopra, voglio che mi guardi in faccia mentre ti sorrido, perché sto facendo una cosa che mi va e in qualche modo voglio che tu te ne accorga. A parte questo, la tecnologia ha i suoi innegabili vantaggi e chiaro, anch’io ne usufruisco. L’esoterismo invece mi ha sempre appassionato. Quello, come l’astratto e l’ipotetico in generale. Riti antichi che affondano le radici nella notte dei tempi, dicerie, scaramanzie, leggende… hanno il loro innegabile fascino. Il “cosa succederà quando si chiuderanno gli occhi”, “l’andare a vedere oltre la porta”… cose che danno i brividi. Perché nessuno è mai tornato indietro per raccontarci storie. Insomma, la paura dell’ignoto è insita nell’animo umano, e io non ne sono immune.
Il robottone anni ’80 nel sogno è la parte che può salvarti. Che caratteristiche riconosci a questo robot?
Debolezza in primis, visto che ha sempre perso e non mi ha mai salvato. Forse è la parte giusta del sogno, la parte buona della vita e della gente. Forse, ancora, è semplicemente la parte buona del mio essere, non so. Fatto sta che ha sempre perso. E io il supereroe non sono mai riuscito a farlo.
E questo Diavolo che vince sempre? Cosa incarna?
E chi lo sa? Forse i mali del mondo. Forse le mie debolezze, le paure. Non so.
Nel sogno vieni gettato nell’immondizia. Cosa hai buttato via nella tua vita?
Non so risponderti con esattezza. La verità è che nel corso della vita si gettano via cose e se ne acquisicono di nuove giornalmente, il più delle volte senza neanche rendersene conto. Fa parte del processo di crescita. A oggi, siamo il risultato di ciò che abbiamo alle spalle, che siano cose belle o brutte, ma sono pur sempre dei mattoncini che hanno contribuito a formarci.
Il sogno si sposta da una condizione esterna, la battaglia tra palazzi, a una dimensione intima, la cucina e il bidone dell’immondizia. L’intimità è qualcosa che ci protegge?
Più che proteggerci, l’intimità è un qualcosa di tutto nostro. Una zona inviolabile che tale deve (o dovrebbe) restare. Ho sempre dato molta importanza allo spazio individuale, a quel confine da non oltrepassare. L’intimità può essere lenitiva, fa bene all’anima e alla mente. Serve molto.
La cultura anni ’80 è entrata nel tuo inconscio. Come e quanto ti ha influenzato?
L’ho vissuta, quindi è stato un processo naturale. Ne ho assorbito via via i prodotti, e quel che ho assorbito mi è piaciuto. Mi piace tuttora. Per me che scrivo horror, gli anni ’80 sono stati un bel calderone in cui sguazzare e formarmi, inconsciamente senza dubbio. E quando scrivo, la mente vola sempre da quelle parti. Il ciclo Notte Horror su Italia 1, i fumetti di Dylan Dog, il cartone animato Bem il mostro umano… ma anche la cronaca nera. Una volta il tg mostrava brutte immagini di stragi e morti senza filtrare praticamente nulla, e vuoi o non vuoi quelle cose ti restano dentro. Eh sì, gli anni 80 erano molto horror.
Che cos’è la paura?
È un sentimento insito in ognuno di noi. Esiste perché esistiamo, insomma. A livello animale, la paura permette di restare vivi (pensiamo al coniglio che, percependo un pericolo tra l’erba, scappa e si mette al sicuro nella tana). La paura mette in moto l’adrenalina, indispensabile alla sopravvivenza della specie. Per noi esseri umani non è poi così diverso, ci spaventiamo se camminando di notte sentiamo rumori sospetti dietro di noi, il cuore accelera, il passo anche e non vediamo l’ora di rincasare, al sicuro. Ma quando apriamo un libro horror o guardiamo un film dello steso genere, quella paura possiamo godercela, perché siamo al riparo dai pericoli veri, magari sotto le coperte, e tutto gira per il verso giusto. Viviamo una paura finta insomma, assaporando il fatto che quel qualcosa di brutto non stia succedendo per davvero e noi non siamo i protagonisti della storia. È una paura divertente, anche se spiegare perché lo sia è davvero difficile.
Grazie Roberto!
Qui sotto trovate i suoi romanzi, appuntamento alla prossima!
Daisy