Che cos’è un sogno?

Nei secoli sono state date innumerevoli risposte a questa domanda.

Scienziati, letterati, artisti, tutti, hanno studiato, approfondito, interpretato a modo loro, con tempi e interpretazioni spesso contrastanti, una delle tematiche che più di tutte affascina quasi morbosamente il genere umano.

Sarà per quell’alone di mistero che da sempre circonda il mondo dell’onirico, sarà perché i sogni fanno parte dell’universo dell’inconscio, del nostro io più profondo che spesso vogliamo tenere nascosto e celato. Sarà perché proprio in quel piano spaziotemporale apparentemente cosi distante da noi, ma strettamente collegato alla nostra coscienza, molto spesso releghiamo i nostri incubi peggiori, le nostre paure più remote, nel tentativo di tenerle lontane per non doverle affrontare.

Si può ipotizzare quindi che là, in quel mondo parallelo, ognuno di noi abbia una seconda vita?

Ho letto moltissimi libri dedicati a questa tematica e ognuno di essi mi ha arricchito e donato un pizzico di consapevolezza in più, ma alcuni di questi testi, una volta terminati, non sono più riusciti a uscire dalla mia testa, segnando con una tacca rossa indelebile una tappa importante nella conoscenza del mondo onirico e di conseguenza anche di me stessa.

Tra questi titoli, un’opera su tutte ha segnato una svolta decisiva nel mio percorso: sto parlando della trilogia Io sono Lunar di Daisy Franchetto.

Tre romanzi: Dodici porte, Sei pietre bianche e Tre lacrime d’oro .Ognuno auto conclusivo seppur legato da un sottile filo agli altri titoli della trilogia.

Daisy ci porta con questa trilogia all’interno di una storia dura, difficile. Una storia che inizia da un evento terribilmente doloroso: la violenza sessuale subita da una giovane ragazza e che continua accompagnando il lettore in un lungo percorso di ricostruzione di se stessi.

Lunar ci racconta il suo cammino verso la consapevolezza e la rinascita, un cammino travagliato, spesso complesso e tormentato e lo fa lasciandoci entrare nel suo mondo.

Daisy, grande conoscitrice del mondo dei sogni, ci prende per mano e ci conduce nel piano onirico, ove si svolgeranno vicende a cavallo tra la fantasia e la realtà, dove la simbologia è il perno di ogni accadimento e dove nulla è lasciato al caso. Ogni parola, ogni dettaglio anche quello apparentemente più irrilevante, è inserito nel testo con un preciso scopo: donarci la conoscenza necessaria a innescare un sospiro di speranza, una lieve e minuscola scintilla in grado di generare la consapevolezza di noi stessi e la forza di trasformare un ramoscello secco in un nuovo germoglio. Un dolore devastante in un sorriso di rinascita.

Difficile scegliere una sola opera pittorica da mettere a confronto con una trilogia così profonda e complessa, infatti in questo caso la mia scelta non è ricaduta su un’opera unica, ma su un artista e sulla sua ricca raccolta di opere.

L’artista di cui parlo è Salvador Dali, che cosi come Daisy Franchetto è l’artista che meglio ha saputo condurre una profonda ricerca sui sogni, esplorando il suo animo al di sotto della consapevolezza e raggiungendo ogni nascosto meandro del suo inconscio, superando le convenzioni sociali, aspettative del suo pubblico e la sottile linea che divide la realtà dal fantastico, facendo emergere nelle sue opere l’io irrazionale composto da pulsioni primitive e paure.

Le opere di Dalì ostentano una leggerezza che si contrappone alla realtà tutt’altro che superficiale delle tematiche affrontate.

Niente è come sembra: l’osservatore si perde in immagini a volte grottesche in cui rimane disorientato, intrappolato, cercando un significato che si discosta profondamente da quello apparente. Un significato nascosto in una fitta foresta simbolica.

Non esiste la casualità, ogni pennellata, ogni colore scelto, ogni immagine rappresentata ha un significato ed è inserita all’interno del dipinto per un preciso scopo.

Dalì: uomo tormentato, determinato a portare il suo pubblico verso la conoscenza profonda di se stesso attraverso la fruizione dell’arte. Deciso a imprimere su tela il suo inconscio attraverso immagini distorte, immaginifiche, surreali. Immagini innovative, legate però alla tradizione, dettata dalla scelta della tecnica pittorica utilizzata anche dai grandi maestri del passato.

Immagini reali, dipinte come in sogno, spazzate da un lieve vento e spesso modificate distorte da esso.

Daisy così come Dalì abbatte la barriera della contraddizione.

Non esistono più due mondi distinti, realtà e sogno si fondono apportando arricchimento e conoscenza a qualsiasi individuo abbia il coraggio di affrontare insieme a loro il percorso irto e complesso della conoscenza del proprio inconscio, delle proprie pulsioni e delle proprie paure.

I due, ognuno con la propria arte, tendono la mano al fruitore e lo accompagnano in questo cammino dove i sogni divengono uno strumento per affrontare il dolore e guarire le ferite della vita reale.

Mostrano la loro fragilità, i loro tormenti, la loro umanità, senza innalzarsi al ruolo di guide, ma anzi, camminando e soffrendo insieme al fruitore, al fine di renderlo più consapevole e in grado di rinascere dalle proprie ceneri.

In grado di far nascere un germoglio da un ramo secco. In grado di rinascere.

Spero che questo confronto sia stato di vostro gradimento.

Ci vediamo al prossimo appuntamento.

Un abbraccio

Elena