DANIELE: Bentornati all’oramai consueto appuntamento del Lunedì che oggi torna, più puntuale delle tasse, della Morte e di Godot. Quest’oggi cambieremo un po’ ambientazione, passando dagli strepitosi romanzi agli ancor più strepitosi, e anche un po’ striptease, fumetti Dark. Avremo qui con noi Spectrum, l’uomo più invisibile del mondo. Così invisibile che pur di non farsi scoprire ha aggirato ogni nostra domanda e tentativo d’intervista. Ma andiamo a scoprire cosa ne sarà di noi in questa lombardosa, un modo carino per dire che c’è nebbia e smog, giornata di primavera.

DANIELE: Diamo il benvenuto a Spectrum, nostro strabiliante re del fumetto, e partiamo subito con una domanda a bruciapelo sulla sua opera. Honey Venom porta con sé, già dal nome, tutta una serie di significati interessanti che mi ricordano un po’ il concetto di Shiva. L’impressione è che questo personaggio appaia come una cura che, pur dedicandosi ad azioni anche scorrette, può essere in grado di sovvertire alcuni stereotipi di questa società. Cosa ci vuoi raccontare a riguardo?

HONEY: Uhm… mi sa che questo è un po’ tocco. Ué, Danié… ti sembro Spectrum? Ma mi hai vista bene?

D: Direi che siete praticamente uguali. Vediamo di ricominciare.

Intervista Scemiseria a Honey Venom

H: Ecco. Meglio. Il titolo era tutto sbagliato. Mi sa che hai qualche problema. Forse ti ha posseduto qualche SDS?

D: Un che?

H: Spirito della Scemenza. Potrei scacciarlo con un amuleto… ah… aspetta! Ho capito tutto! Sei come lo Spettro: sei rimbambito! Va bene. Allora, chiariamo che non avrei mai mandato Spectrum a farsi intervistare. Deve ancora completare un sacco di tavole e di vignette… inoltre, tra te e lui chissà cosa usciva fuori. Anche Lentiggini mi ha sconsigliato di far parlare il Cantastorie, così eccomi qui. Sei contento? Adesso sii gentile… mi rifaresti la domanda?

D: Ceeeerto che sono contento! Allora, la domanda era questa, ma cerco di riformularla: il tuo nome, Honey Venom, porta con sé tutta una serie di significati interessanti che mi ricordano un po’ il concetto di Shiva. L’impressione è tu appaia come una cura che, pur dedicandosi ad azioni anche scorrette, possiede la capacità di sovvertire alcuni stereotipi di questa società. Cosa ci vuoi raccontare a riguardo?

H: Guarda, il mio nome ha un’origine doppia. Ho scelto Honey Venom come nome da assassina vendicatrice il giorno in cui ho votato me stessa all’OMICIDIO. Un ottimo metodo per risolvere i problemi del mondo e togliere di mezzo coloro che fumano nei campi d’inverno. Capisci? C’è un sacco di gente che dovrebbe starsene all’inferno e io non faccio altro che riportarcela là. Il mio nome simboleggia un po’ quello che dicevi tu, anche se non so chi sia questa Shiva. O è un uomo? Forse dovrei chiedere a Lentiggini. Comunque, il mio nome potrebbe essere tradotto come “il più dolce veleno”. L’altro motivo per cui l’ho scelto è stato il non poter raccontare a Spectrum subito tutta la mia storia. Si sarebbe rimbambito, ancor più di quanto non lo sia già. Così, gli ho suggerito il nome Honey, che a lui piaceva molto e che era un tributo a uno dei suoi autori di fumetti preferiti, un certo Go Nagai, non so se lo conosci. L’altra metà del nome l’ho sussurrata a un suo amico di nome Francesco L.P. 021, il quale glielo ha proposto per creare un contrasto con la dolcezza di Honey. A Spectrum l’idea piacque molto perché voleva fare un tributo anche al metal e i Venom sono una vecchia band degli anni ’80, alla quale il mio Cantastorie è molto affezionato. Per farla breve, lo Spettro crede che il mio nome sia un tributo, ma non è vero: è un incanto che ho fatto a lui e Francesco per farglielo usare nelle mie storie. Tutto chiaro?

D: Eh? Oh! Sì, scusami, ero andato in fissa su… ehm. Niente. Tutto chiaro, chiarissimo, cristallino! Senti, un’altra domanda. Quella preparata per Spectrum era questa: “Ora ti pongo il quesito che tutti gli esseri dotati di ormoni e libido si sono posti. Dove hai trovato l’ispirazione per un personaggio così conturbante, selvaggio e sensuale?” Ora, vedendoti di persona, è chiaro che la domanda sia superflua. Ti va, però, di esporci il tuo punto di vista?

H: Oh, ma non c’è problema! La risposta più chiara e semplice è che Spectrum mi ha disegnata così perché sono così! Però sarei potuta apparire in modo diverso. Voglio dire, avrei potuto indossare un abito largo da strega che non lasciasse intravedere nulla, per esempio. È che sono consapevole di essere carina. Non proprio una dea in terra, ma ho le mie carte da giocare. Così, ho deciso di farne un’arma. Sono forte, veloce e addestrata. E conosco diversi trucchi magici. Tuttavia, i nemici che devo affrontare sono forti e spietati. Alcuni molto più di me, altri sono solo troppi! Per sconfiggerli, la mia strategia è quella di farmi sottovalutare. Faccio la ragazza carina, un po’ zoccola, un po’ scema… il tipo che tutti potrebbero fregare. Quando incontro più resistenza del solito, allargo un po’ la veste e…

D: Sfoderi grandi argomenti, direi…

H: Abbassano tutti lo sguardo! Proprio come hai fatto tu ora. E allora è troppo tardi. Capisci cosa intendo?

D: Sì, sì. Direi di sì. Una tecnica quantomai interessante. Davvero. Non è che ce la puoi mostrare un’altra volta? No, aspetta. Questa è un’intervista seria. A questo punto avevo una domanda tecnica per Spectrum, proprio da fumettista serio. Non so se abbia ancora senso, ma provo a fartela lo stesso. Come autore il tuo tratto è oramai un marchio di fabbrica. Cosa ti ha spinto ad adottare un certo tipo di tecnica piuttosto che un’altra? Ti va anche di spiegare un po’ a noi profani quali sono o come funzionano?

H: In effetti non ha molto senso, ma posso dirti quello che fa. Prima ascolta la mia storia. Ci rimugina su e immagina le varie scene. Questa fase dura qualche settimana. Poi, una volta che la storia in mente è chiara, la scrive. Poi la rilegge e la rilegge ancora e ne cambia alcune parti. La fa controllare al suo caro amico Valerio. Lo conosci? Sì, sì, Valerio la Martire. È un cantastorie posseduto pure lui, lo sapevi? Ecco lui, se ci sono errori, salti o buchi di sceneggiatura, li corregge. Poi Spectrum disegna i provvisori a matita di tutta la vicenda e, in seguito, li inchiostra. Fino a qualche tempo fa faceva tutto su carta, ma di recente ha cominciato a usare quelle diavolerie elettroniche. In fase finale aggiunge i retini e i dialoghi nei balloon. Poi il tutto passa alla DZ, una vera congrega di streghe e stregoni, di quelle che piacciono a me. Tutto chiaro?

D: Più o meno. Passiamo ora a tematiche un po’ più generiche e sempre attuali. Considera che tutte le domande erano per lui, ma vediamo se puoi risponderci anche tu. Dove ti schieri nell’eterna battaglia tra i fumetti occidentali e i manga orientali? Riusciranno alla fine le schiere nipponiche a imporsi del tutto sui lavori nostrani?

H: Certo che posso rispondere. Nessuna domanda è fuori luogo. Io vedo nel cuore di Spectrum perché abito là. Tutti noi che veniamo dalle Terre dell’Immaginazione, oltre l’ultimo orizzonte, viviamo nei cuori di chi ci sogna. Allora, i fumetti di Spectrum non sono dei manga. Lui è fermamente convinto di questo. Essendo del 1972 ed essendo stato uno dei bambini che nel 1978 ha visto Goldrake in TV per la prima volta, è stato chiaramente influenzato dai fumetti giapponesi. Ma Spectrum è stato fortemente plasmato anche da Bonvi, Jacovitti, Carl Barks, Segar, Georges Pichard, i volumi con le storie dell’orrore di Creepy (Zio Tibia), gli horror erotici degli anni 70 e 80. Chi conosce quegli autori e quei fumetti avrà certamente notato che nel mio mondo ci sono tracce residue della loro influenza. I fumetti sono fumetti, che siano americani, italiani, francesi, giapponesi. Se ci si limita a copiare, si faranno solo delle copie. Spesso pure brutte. Se si fa propria l’arte di chi si ama e poi si prova a camminare con le proprie gambe, allora sì che nascerà qualcosa di diverso e interessante.

D: A tal proposito, mi sono sempre chiesto se un fumettista, nel suo quotidiano, veda la vita a cartoni animati. Ti è mai capitato di essere in coda in posta e trasformare le persone attorno a te in personaggi? Oppure di usare conoscenti reali per donare un aspetto particolare a un antagonista?

H: Ah! Un’altra domanda molto tecnica, molto spettrale… nel senso di domanda per Spectrum. Ok, lascia perdere. Dicevamo? Forse posso rispondere io per lui. Lo spettrino non vede il mondo a cartoni animati, ma molte delle persone che ci sono nel vostro mondo esistono anche nel mio. E, sì, succede proprio come hai detto tu. Chiunque potrebbe diventare un personaggio, anche il tipo in coda alla posta. Però di solito vanno a ricoprire dei ruoli minori, non quello degli antagonisti veri e propri. Puoi ritrovarli nella folla stupida e ottusa, in qualche uomo politico, roba così.

D: Proprio in riferimento ai politici, ho visto che nelle tue storie non manca la critica sociale. Al che mi viene da chiederti se è vero che c’è uno Spectrum che si aggira per l’Europa e se presto vedremo le potenze restauratrici opporsi con forza. Scherzi a parte, ti va di parlarci di come voi personaggi affrontereste una crisi politica come la pandemia?

H: La critica sociale c’è perché l’ingiustizia va sempre combattuta e ognuno lo fa a modo suo. Anche raccontare una storia può essere uno strumento di lotta sociale. Sul come affronteremmo io e Elyss la pandemia… chissà! Il governo cercherebbe di contenere il contagio con metodi spietati e ne trarrebbero beneficio solo i potenti e chi era già ricco. Si creerebbero dei lazzaretti dove abbandonare i malati al loro destino e ci sarebbe un proliferare di scienziati più o meno sani di mente che andrebbero propugnando soluzioni varie ed eticamente molto discutibili. Sicuramente dei capi religiosi parlerebbero dell’ira divina e robacce così. Cosa farei io? Credo che cercherei di aiutare coloro che sono in difficoltà e mi opporrei con tutte le forze ai potenti che si credono al di sopra di qualsiasi regola, sempre pronti a schiacciare i diritti del prossimo. In altre parole, combatterei l’apartheid vaccinale che incombe sul vostro mondo. Che, come avrai capito, si avvererebbe anche nel mio! Ci sarebbero di sicuro paesi e popolazioni che pretenderebbero di vaccinarsi prima, meglio e di più rispetto ai paesi dove vive gente più povera. Ecco, questo è il tipo di cosa che mi sta veramente sulle ovaie!

D: Sono totalmente d’accordo con te. Ma distacchiamoci un po’ dal mondo reale per parlare di cose più auliche, elevate, ideali. E quasi inesistenti. L’amore. Honoré de Balzac sosteneva che c’è tutta una vita in un’ora d’amore. Un velocista degli sci potrebbe dire che c’è tutta la vita in un minuto, ma non stiamo qui a fare i sofisticati. Secondo te, qual è il prezzo di un’ora d’amore? E no, non intendo un massaggio con happy ending.

H: Ahh! Adesso sì che ci intendiamo! Chi è ‘sto Balzac? Un cugino di Belzebù? Simpatico, mi sembra simpatico. Allora, il valore di un’ora d’amore… beh, dipende. Ci sono dei posti che conosco dove, con un prezzo più che ragionevole, puoi passare anche più di qualche ora e uscire fresco, pulito e, soprattutto, felice! Alcuni li ho frequentati, ma non ci vado solo per fare quella cosa lì. Mi piace intrattenermi con le ragazze e i ragazzi che ci lavorano, offro da bere a tutti, si mangia, si balla. Quando arrivo io è una festa! Spendo un patrimonio… ehi, tranquillo, perché fai quella faccia? Non c’è bisogno che tu spenda un patrimonio, mica devi fare come me! Tu ci puoi andare tomo tomo, cacchio cacchio, pagare qualche lira e goderti la tua ora di felicità. Secondo me, in uno dei posti migliori che conosco, con una decina di lire te la cavi. Dì che ti mando io. Ti tratteranno bene! Ancora quella faccia? No, non so quanto valgano dieci lire nel tuo mondo. Ah. Intendevi un’altra cosa, vero? E cosa?

D: Niente, niente. Ovviamente tutta sta supercazzola con quella roba lì ad antani sull’amore era per arrivare a quello che ci interessava davvero: il sesso torbido. Due domande. Uno: Spectrum disegnerà mai un hentai coi suoi personaggi come protagonisti? Chiedo per un amico. Intimo. Due: credi che l’erotismo in un fumetto possa essere veicolo di un messaggio che va al di là della pura estetica?

H: AHA! Lo sapevo che ci avevo visto giusto? Risponderò con estrema professionalità. Io sono molto professionale quando c’è da essere professionali. Nelle mie storie ci sono già delle scene un po’ spinte. In particolare, posso citare un episodio in Bitchwitch 1 in cui ho un focoso intrallazzo con Satana in persona. E un altro in Bitchwitch 2: una scena moooolto calda fra me e Elyss nella nostra casa nel Bosco Semprebuio. Però, se per hentai vuoi direi porno vero e proprio… Uhm… Sai, potrebbe anche accadere, ma dovrebbe essere finalizzato alla storia. Cioè, se no è noioso. Forse i lettori vorrebbero qualcosa di più, ma a me sembra che ci sia già un sacco di sesso nelle mie storie. O no? E qui veniamo alla seconda domanda. Sì, io credo di sì. L’erotismo può veicolare messaggi o può servire a creare situazioni e storie che dicano qualcosa. Io spero che nelle mie storie sia così e che l’erotismo sia preso per quello che è: un gioco oppure uno modo per farmi arrivare da qualche parte. In fin dei conti, come ti dicevo all’inizio, la sensualità è una delle mie armi, spesso ben più affilata delle mie lame!

D: Comprendo e condivido. Senza secondi fini. Giuro. E ora ti sparo quella che è ormai una domanda di rito. C’è un artista di cui Spectrum vorrebbe poter ultimare l’opera o possedere il tratto?

H: Qui dovrebbe rispondere lui. No! No! Spettrino caro, tu resta a disegnare! Ci penso io! Come? Dici che sto combinando un casino? Ma di cosa vai cianciando? Daniele mi sembra felicissimo! Non fa che alzare e abbassare lo sguardo dalla mia scollatura ai miei occhi. Si non si sta divertendo così! È tanto, tanto un bravo ragazzo! Sento che ce la intediamo alla stragrandissima! Dunque, torniamo a noi. Ah, sì. Spectrum si sente, come quasi tutti i disegnatori di fumetti che conosce – e che conosco anche io – piuttosto inetto e vorrebbe essere sempre migliore. In fin dei conti ci prova, ci sbatte la testa come può. Considera che anche quando legge i lavori dei suoi colleghi in DZ sospira, scuote la testa e dice: “Sigh! Io non ci riuscirò mai a essere così pulito nel tratto/bravo nella tecnica/preciso nelle anatomie/coerente con le prospettive/dinamico”. Sempre a lamentarsi. Du’ ovaie… Sono tutti uguali ‘sti fumettisti. Hanno un graaaan bisogno di iniezioni di autostima!

D: A proposito di autostima, andiamo sul personale. Qual è una tua passione che ti piacerebbe condividere con noi? Raccontaci qualcosa di particolare. Che ne so. Fare gare di surf sui cassonetti con gli amici o cose così.

H: Beeella questa domanda! Mi piacerebbe fare un grande concerto dove canto e danzo, al ritmo di melodie potenti, rock e metal! Lo spettacolo avrebbe grandi scenografie, cose spettacolari! Costumi stupendi e ospiti illustri da band che amo! E tanta, tanta gente, accorsa per vedere me, la figlia delle tenebre! Beeelloo! Sarei super scatenata! Vorrei che questa cosa fosse realizzata a fumetti, ma Spectrum continua a prendere tempo perché non sa disegnare tutta ‘sta roba, mi sa.

D: Ultima, fondamentale, domanda. Meglio ricchi, ma brutti come il peccato o poveri, ma belli come il sole? Perché?

H: Che strana domanda. Belli o brutti? Io sono bella, ma non bellissima. Se mi vedi appena sveglia e senza trucco quando mi gira male, meglio che scappi! Se mi hai vista nuda, e mi ci avrai visto sicuro nei fumetti, saprai che non sono propriamente una Venere. Gambe corte, sedere basso, seno pesante, polpacci da operaia. Lasciamo perdere il bello e brutto dal punto di vista fisico. Ho conosciuto gente povera e brutta meravigliosa e gente ricca e bella disgustosa. Direi che devi credere in te e fare del tuo meglio per aiutare gli altri, per circondarti d’amore e per avere amici veri e sinceri al tuo fianco. Io faccio così e credo che sia per questo che tutti mi vedono moooolto ma moooolto più bella di quello che sono!